Numero 5: Filomena Pesce

Intervista a Filomena Pesce, visual design favolosa

Se dovessi scegliere 3 aggettivi per descriverti quali sceglieresti? E Perché? 

Ottimista, paziente ed ambiziosa. Ottimista perché, secondo i racconti di mia mamma, rido sin da quando sono nata. Di fronte alle difficoltà non amo buttarmi giù, cerco sempre di reagire e vedere il bicchiere mezzo pieno cercando soluzioni e vie d’uscita. E quando non riesco a farlo, so che ho accanto persone che mi spronano a non mollare mai! Paziente perché difficilmente perdo la calma, sia nella vita quotidiana che nel lavoro. Per perderla devo arrivare davvero al limite. Ambiziosa perché amo prefissarmi obiettivi sempre più grandi. Amo l’idea di poter evolvere, crescere e diventare migliore di quanto non fossi ieri. 

Che aggettivi userebbero gli altri invece per descriverti? E perché? 

Solitamente chi mi conosce mi definisce solare, disponibile ed empatica. Solare perché non riesco a non sorridere appena incrocio qualcuno, mi viene automatico regalare un sorriso ed amo chi fa lo stesso con me. E’ un gesto che può cambiarti la giornata e penso non ci sia cosa più bella da donare. Disponibile perché cerco di esserci, se posso dare una mano raramente dico no e mi piace sapere di poter essere utile. Empatica perché tendo a mettermi nei panni di chi ho difronte cercando di immaginare cosa prova l’altra persona, sia in positivo che in negativo. E questo mi aiuta tanto sul lavoro perché mi permette di creare legami e sinergie forti con i miei clienti. 

Ci parli un pò di ciò di cui ti occupi? 

Penso che tutte le persone abbiano uno scopo nella vita, e delle idee per raggiungere questo scopo. Ma avete presente quando avete un’idea di business, di prodotto o di progetto personale, ma non riuscite a visualizzarla? Ecco, io aiuto le persone a visualizzare le proprie idee. E lo faccio attraverso la comunicazione visiva. Perché se i nostri occhi non vedono concretamente qualcosa, non riusciamo a percepirla come reale. E quindi non possiamo raggiungere il nostro scopo. Questo vale per un logo, una palette colori o un post per i social. Ecco perché aiuto i liberi professionisti e i piccoli brand a migliorare la propria comunicazione visiva. E lo faccio perché sogno un mondo dove le persone grazie alla comunicazione visiva possono raggiungere il loro scopo. 

Quando hai deciso di lanciare la tua attività? E perché? 

Dopo due anni di formazione ed esperienza, in agenzia e come freelancer, ho deciso di aprire ufficialmente Partita Iva a Febbraio 2020. La decisione è partita dalla volontà di cominciare a “fare sul serio”, il lavoro pian piano aumentava e sentivo il bisogno di posizionarmi come libera professionista a tutti gli effetti. Da novembre dello stesso anno, ho cominciato a condividere le mie conoscenze sui social spinta dal desiderio di aiutare sempre più persone e creare un posizionamento come Visual Designer. 

Quali credi che siano le caratteristiche e le abilità necessarie per intraprendere un percorso come il tuo? 

Passione e tanta voglia di migliorare e mettersi in gioco. La passione rappresenta quella scintilla che ti spinge a non mollare anche nei momenti più bui, ma da sola non basta: devi saper ascoltare, osservare e metterti in discussione per migliorare ed aggiustare il tiro quando ce n’è bisogno. Non è un settore facile, ci sono tanti luoghi comuni e tanti miti da sfatare quindi bisogna esser bravi a farsi valere. E se non lavori concretamente su te stesso, difficilmente riuscirai a posizionarti come un designer professionista. 

Cosa consiglieresti a chi come te vuole intraprendere questo tipo di percorso? 

Studia e formati! Interagisci con professionisti già affermati in questo settore e cerca di capire come sono arrivati a raggiungere determinati livelli. Sii una spugna e sii disposto a fare sacrifici, soprattutto nella fase iniziale. Non aver timore di metterti in gioco, ma fallo con consapevolezza e con la voglia di migliorare sempre di più. 

Quali sono state le difficoltà che hai incontrato sul tuo percorso? Come le hai affrontate? 

Le difficoltà sono state tante e non mancano tutt’ora, e penso che non mancheranno mai. Ma se ci riflettiamo, è una gran fortuna perché sono proprio le difficoltà che ti costringono spesso a fermarti, riflettere e migliorare. Una delle difficoltà iniziali che ho riscontrato riguarda la poca sicurezza in me stessa che riversavo sul mio approccio al lavoro e con il cliente: non davo io in primis valore a ciò che facevo e questo mi portava a non dare il massimo sul lavoro. Un’altra difficoltà che riscontro tutt’oggi è legata ai numerosi miti che ruotano intorno alla figura del designer di cui parlavo poco fa: in molti pensano che app, piattaforme online o il “fai da te” si possano sostituire alla figura del designer, ed è sbagliato. Il designer non è colui che sa usare bene i software, ma colui che sa racchiudere in segni, simboli ed immagini una molteplicità di valori, obiettivi e percezioni. Cose che app e software non sanno ancora fare. 

Se non avessi intrapreso questo percorso, cosa avresti fatto? E perché? 

Bella domanda! Essendomi laureata in Architettura nel 2017, molto probabilmente avrei fatto esperienza in qualche studio per poi un giorno aprire il mio. Chissà! 

Terminiamo ora con la domanda di rito, qual è il tuo numero primo e perché ?
Amo il numero 5 perché mi ricorda le proporzioni auree legate all’arte e all’architettura

Grazie Filomena, è stato un piacere averti con noi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *