Numero 11: Gianluigi

R: Ciao Gianluigi! Abbiamo visto che ti occupi di conti online. E’ questa la nuova frontiera del business secondo te?

G: Sicuramente sì. Qonto, come tantissime aziende come Revolut o N26 stanno creando un servizio che va a colmare quel GAP che si era formato tra banche tradizionali e i vari clienti finali, le varie piccole-medie imprese e le B-Corp. Infatti, precedentemente, il servizio che veniva offerto era un servizio di bassa qualità, per cui molti dei clienti risultavano insoddisfatti sia relativamente al costumer service sia riguardo ai servizi effettivamente offerti. Di conseguenza, varie neobank o Challenger Bank hanno tentato di fornire una soluzione a questi problemi proprio con il fine di facilitare la vita agli imprenditori. Qonto in particolare è nato in Francia e in pochissimo tempo ha riscontrato un grande successo tra le aziende francesi grazie alle sue caratteristiche di flessibilità, trasparenza e facilità di apertura del conto (appena 10 minuti). Oltre a presentarsi come controcorrente online, Qonto, sta diventando sempre di più una banca a tutti gli effetti, o come amano definirlo loro, un “business financtial tools”,ossia fornisce un supporto in tutta quella che è l’attività finanziaria e giornaliera delle aziende.

R: Tu, in particolare, come ti sei avvicinato al mondo dei conti online e come hai iniziato a lavorare in Qonto?

G: Io ero a Milano e lavoravo per una piccola boutique di ingegneria che forniva supporto in particolare alle banche quando mia amica (con cui precedentemente avevo lavorato da Glovo) mi informò di una posizione vacante come Key account manager. A quel punto ,io che ero un pò un neofita rispetto a quella che era la conoscenza del mondo delle neobank, mi sono andato ad informare, riscontrando molto interesse, e decisi quindi di accettare questa sfida, che ad oggi si sta dimostrando senz’altro la scelta giusta. 

R: La sfida è un’occasione per dimostrare a noi stessi quanto valiamo. Anche il viaggio in alcuni casi può essere considerato una sfida personale, e tu – come si vede dal tuo profilo IG – ne hai fatti molti. Ce n’è stato uno che ti ha formato più degli altri?

G: Il viaggio che mi ha maggiormente formato non è visibile su Instagram perché all’epoca non esisteva ancora, o almeno io non lo utilizzavo. Il viaggio più importante per me è stato proprio tra la triennale e la magistrale di economia, quando sono andato in Australia sei mesi.  L’Australia è stata un’esperienza incredibile per me, vivevo in un piccolo villaggio balneare e svolgevo una vita che si allontanava molto da quella che era la mia quotidianità nella città di Roma. Se invece vogliamo parlare in termini lavorativi, l’esperienza più importante nella città che ho sentito maggiormente mia a livello individuale è stata senz’altro Milano. Io sono originario di Roma e trasferirmi a Milano per andare a lavorare per un’importante azienda ha proprio significato uscire da quella che era la mia comfort zone, rappresentando quindi la sfida più importante.

R: Ci hai parlato di Milano ma sei originario di Roma. Quale delle due città ti rappresenta di più?

G: Questa è una bella domanda (ride). Ci sono i pro e i contro. Io vorrei vivere a Roma ma con il mindset di Milano. Sarebbe bello se a Roma funzionasse tutto come funziona a Milano, anche se è dura. 

R: E’ difficile, anche perché presentano alla base un’impostazione culturale molto diversa.

G: Si, son d’accordo con te, purtroppo (o per fortuna) è così. Probabilmente il bello di Roma è appunto il cuore. Come avrai capito la mia risposta è Roma.

R: Che aggettivi userebbero per descriverti le persone che ti conoscono di più? E tu, quali sceglieresti?

G: Io per descrivermi sicuramente direi che sono una persona molto determinata, concreta e tendenzialmente solare.  Gli altri penso che sarebbero d’accordo con me, anche se spesso il mostrarmi molto deciso mi rende poco flessibile ed elastico, dando poco spazio al dialogo. Penso però che mi definirebbero una persona di cuore.

R: Abbiamo visto che hai diversi tatuaggi. Ti va di raccontarci la storia che c’è dietro ad uno di questi?

G: Quello più importante è sempre il primo. Il mio è stato fatto come patto di amicizia con i miei due “fratelli per scelta”, i miei due migliori amici. All’età di 17 anni, quando ancora non potevamo tatuarci, ci siamo promessi che all’arrivo dei 18 avremmo fatto questo tatuaggio: una rosa, che nel mio caso è sul polpaccio e che comprende tutte le persone importanti della mia vita (mia madre, mio padre, mio fratello, il mio cane) ed una data, 08.07.07, la data appunto del patto.

R: Ci hai detto poco fa di essere una persona molto determinata: una volta che decidi di intraprendere una strada difficilmente cambi idea. Riguardo ai tuoi tatuaggi, invece, hai mai avuto ripensamenti?

G: No, assolutamente, non sono una persona che si pente delle decisioni perché nella vita si passano momenti alti e momenti bassi e io credo che tutto serva a qualcosa bisogna solo avere un mindset giusto per poterlo interpretare. Avere una vita costantemente positiva non ti rende capace di crescere, al contrario, avere dei momenti di negatività ti permette di sviluppare le tue capacità introspettive e di far si che il tuo carattere possa migliorare. Sono dell’idea che è proprio nei momenti di difficoltà che riesci a trovare la chiave di volta che ti porterà poi al miglioramento.

R: Sono d’accordo Gianluigi, assolutamente, ti ringrazio. Terminiamo quindi con la domanda di rito, di chiusura, tipica del nostro giornale: quale numero primo ti rappresenta e perché?

G: L’11 ovviamente. Perché è il giorno in cui sono nato.   

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