Numero 7: Lorenzo Sebastiani

Intervista a Lorenzo Sebastiani, produttore musicale d’eccellenza

R: Ciao Lorenzo! Se dovessi scegliere tre aggettivi per descriverti quali sceglieresti? 

Distratto, caparbio e lungimirante. Ho costantemente la testa tra le nuvole, mi piace star fuori dal mondo per ritornarci dentro ogni tanto. È una condizione che vivo da sempre, a discapito di chi mi sta vicino.. Ahimè!  

 

  R: Se gli altri dovessero descriverti con 3 aggettivi quali credi sceglierebbero e perché?

Credo che gli altri mi vedano più come una persona estremamente determinata, razionale e anche un po’ arrivista. In parte è vero, ma mi muovono più passione e intuito, piuttosto che ragionamenti o costrizioni professionali.  

 

R: Ci parli un pò di ciò di cui ti occupi? 

Sono un produttore musicale e arrangiatore, una sorta di “sarto” della musica. Una canzone ha un testo e una melodia da cantare. Il mio compito è quello di creare attorno alla voce un “vestito” che la valorizzi. Quindi scrivo e registro le parti che dovranno essere interpretate dai musicisti (chitarra, basso, batteria, ecc.), poi registro la voce e perfeziono il suono della canzone, per rendere il brano adatto all’ascolto in radio, su Spotify, ovunque.    

 

R: Quando hai lanciato l’attività e perché?

Ho iniziato a suonare il pianoforte da piccolo e ho lavorato con artisti molto popolari come Luciano Pavarotti, Jovanotti, Mietta, Dirotta su Cuba, però sentivo sempre di più il desiderio di creare musica e non solo di eseguire una parte. Da circa vent’anni ho aperto un mio studio di registrazione a Santarcangelo di Romagna in provincia di Rimini, dove creo arrangiamenti che mi vengono commissionati da artisti, etichette o più semplicemente da chi desideri arrangiare un brano in maniera professionale.     

 

R: Quali credi che siano le caratteristiche e le abilità necessarie per intraprendere un percorso come il tuo? 

Serve musicalità, tecnica e soprattutto tanta empatia. Quando lavori con un artista hai a che fare con qualcosa di irrazionale, che è nell’aria ma non si “tocca”. Ci vuole molta sensibilità nel capire ciò che spesso non viene detto. La musica diventa allora un linguaggio comune. Amo questo aspetto e cerco di valorizzarlo, oltre la ragione e i ragionamenti, che molto spesso in questo contesto sono fuorvianti.  

 

  R: Cosa consiglieresti a chi come te vuole intraprendere questo tipo di percorso? 

Consiglio di studiare e mettersi in gioco il più possibile. L’ambiente musicale è completamente cambiato negli ultimi tempi. Molti più artisti fanno musica in maniera autonoma e la maggior parte di questi giovani non sono seguiti a sufficienza dalle case discografiche. Mancano personaggi “guida” che insegnino il mestiere, quelli che ho avuto io quando avevo 20 anni (produttori, autori, discografici..). Oggi devi imparare in fretta e da solo! Sia l’artista che l’arrangiatore devono essere disposti a crescere autonomamente, canzone dopo canzone, confrontandosi con più persone possibili. Questo crea esperienza e “personalità”, dettaglio indispensabile.    

 

R: Quali sono state le difficoltà che hai incontrato sul tuo percorso? 

Sono state tante, ma ancora di più le soddisfazioni. Con il passare del tempo le difficoltà tendo a viverle con più distacco. Aver lavorato con artisti molto importanti come appunto Luciano Pavarotti o Adriano Celentano è sicuramente stata una grande scuola, oltre che un grande privilegio.  

 

  R: Se non avessi intrapreso questo percorso, cosa avresti fatto? E perché?

È una domanda che mi faccio da sempre, ma avendo fatto solo musica nella mia vita non ho risposte. Forse mi sarebbe piaciuto insegnare, attività collaterale che svolgo anche oggi con il mio sito www.produzionemusicale.com, in cui mi occupo di formazione e corsi di Produzione Musicale.  

 

  R: Terminiamo quindi con la domanda di rito, di chiusura, tipica del nostro giornale: quale numero primo ti rappresenta e perché?

Il 7, il perché non ve lo dico, ma è senz’altro interessante

 

  R: Grazie, è stato un vero piacere averti con noi. 

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