Numero 3: Marianna Pizzonia

Intervista a Marianna Pizzonia, educatrice collaborativa

 

R: Ciao Marianna! Se dovessi scegliere tre aggettivi per descriverti quali sceglieresti? 

Dinamica, non mi fermo un attimo; Solidale, incoraggio gli altri spingendoli a stare meglio; Insicura, purtroppo molto spesso ho poca fiducia in me stessa e questo mi porta ad essere insicura.

 

  R: Se gli altri dovessero descriverti con 3 aggettivi quali credi sceglierebbero e perché?

Positiva, lo sono quasi sempre, cerco sempre di vedere il bello e il buono delle cose e delle persone; Collaborativa, mi presto molto.

 

  R: Ci parli un pò di ciò di cui ti occupi? 

Faccio l’educatrice negli asili nido da ormai 10 anni. Ho cominciato subito dopo il liceo. Nel frattempo studiavo all’università, psicologia. Come psicologa mi occupo specialmente di dsa (disturbi specifici dell’apprendimento), sostegno allo studio, e sostegno alla genitorialità. Il padre della psicanalisi, Freud, affermò che “i mestieri più difficili al mondo sono in ordine il genitore, l’insegnante e lo psicologo. Se i primi due fanno bene il loro lavoro non ci sarà mai bisogno del terzo”. Questo è un po’ il mio motto.  

 

 R: Quando hai lanciato l’attività e perché?

Come psicologa in realtà da poco. Nonostante la laurea non ho mai esercitato. Durante il periodo di quarantena, poi, ho visto e sentito tanta sofferenza psicologica oltre che fisica e questo specialmente in quelle famiglie con bambini piccoli, famiglie che si sono ritrovate da un giorno ad un altro sole, con la paura dentro ma il sorriso fuori, dovevano sorridere per i loro bambini, dovevano essere forti per loro, ma anche loro andavo sostenuti. E allora ho ripreso in mano gli studi, ed eccomi qua.

 

  R: Quali credi che siano le caratteristiche e le abilità necessarie per intraprendere un percorso come il tuo? 

Empatia, bisogna essere capaci di mettersi nei panni degli altri; un buon ascoltatore; non giudicare; sensibile. 

 

  R: Cosa consiglieresti a chi come te vuole intraprendere questo tipo di percorso? 

Di emozionarsi davanti ad un tramonto.

 

  R: Quali sono state le difficoltà che hai incontrato sul tuo percorso? 

Durante il mio percorso sia lavorativo sia di formazione ho trovato delle difficoltà nel momento in cui sono diventata mamma. I bambini sono sempre stati il mio mondo. Tra lavoro e studio praticamente passavo H24 la giornata con loro. Quando ho scoperto di essere incinta credevo quindi di essere abbastanza pronta ad affrontare anche questo nuovo ruolo ma nel momento in cui ho preso per la prima volta in braccio il mio bambino tutte le mie certezze sono cadute. Come ho affrontato questa difficoltà? Imparando piano, piano, giorno dopo giorno a fare la mamma. Non l’educatrice o la psicologa ma la mamma.

 

R: Se non avessi intrapreso questo percorso, cosa avresti fatto? E perché?

Il mio sogno da bambina era quello di diventare un pediatra. Credo perché ho sempre voluto aiutare e cercare di guarire gli altri, specialmente i più piccoli.  

 

R: Terminiamo quindi con la domanda di rito, di chiusura, tipica del nostro giornale: quale numero primo ti rappresenta e perché?

Il 3 in quanto ricollego il numero 3 a ciò di cui mi occupo. Al sostegno alla genitorialità, alla famiglia. Una famiglia nasce nel momento in cui da due si passa a tre.  

 

R: Grazie, è stato un vero piacere averti con noi. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *