Numero 2: Elisa Battaglia

Intervista a Elisa Battaglia, scrittrice innamorata dell’amore

  R: Ciao Elisa! Se dovessi scegliere tre aggettivi per descriverti quali sceglieresti? 

“Empatica, sognatrice, ricercatrice”. Ho scelto la parola empatica come primo aggettivo, in quanto credo rifletta appieno una caratteristica tanto visibile quanto importante per me. Non sono semplicemente sensibile alla vita. Quello che sento e sperimento quotidianamente affonda radici profonde nel mio spirito e nell’eterna gratitudine cosmica. Quando incontro una qualsiasi specie vivente, che sia essa una persona, un animale o una pianta, mi immergo totalmente nel suo essere. E’ come se riuscissi a percepire le sue preoccupazione, le sue emozioni e sensazioni. Divento un tutt’uno con chi si presenta davanti al mio sguardo. Questo, mi permette di donare lui ascolto, conforto e amore. L’empatia mi ha aperto le porte alla compassione verso chi soffre, portandomi a emigrare in Africa come volontaria. Mi ha permesso d’imparare ad accettare situazioni che non posso modificare, accogliendo benevolmente chi manifesta un comportamento diverso dal mio. Infine, grazie all’empatia, che mi aiuta a considerare ogni specie vivente come uguale a me, ho abbracciato, anni fa, lo stile di vita vegano. Sono una grande sognatrice. Potrei dire che, se il corpo umano è costituito al 90% di acqua, il mio, è costituito al 90% di sogni. Non ho mai abbandonato i miei sogni, anche quando, le vicissitudini della vita, talvolta, mi spingevano a pensare che sarebbe stato meglio arrendersi. Ho compreso che la sola via che ci porta fuori strada, è quella che si allontana dai nostri sogni. Credo che il sogno sia il motore della vita: ognuno di noi ne coltiva uno diverso, esattamente come, differenti e singolari, sono i nostri talenti, che ci sono stati offerti alla nascita come un dono prezioso da accudire e far fiorire. Sono stelle cadenti che ci aiutano ad attraversare la volta celeste della nostra vita. Sono delle missioni; è nostro compito portarle a termine nel nostro viaggio chiamato vita. D’altronde, è la possibilità di realizzare un sogno che rende la vita così entusiasmante. Sarò sempre una sincera sostenitrice di chi crede nei propri sogni. A chi ancora non mi conosce, dico questo: “Amico mio, qualsiasi sia il tuo sogno, io ti sosterrò nel realizzarlo, non importa quale esso sia.” Il terzo aggettivo scelto è ricercatrice. “Di cosa?” qualcuno si chiederà. Mi reputo non una ricercatrice della verità e nemmeno della ragione. Io sono una ricercatrice dell’amore. Ricerco l’amore in ogni suo aspetto e forma. Dagli occhi sorridenti di un bambino, all’arcobaleno dopo la tempesta, alle gemme sugli alberi di marzo. L’amore è ovunque. Siamo avvolti da un raggio luminoso indirizzato verso noi stessi e il prossimo. Penso che, il mio scopo qui, sia quello di utilizzare le parole per trasportare amore a chi s’imbatte sulla mia via. Che io sia un veicolo, un vascello colmo d’amore per te.  

  R: Se gli altri dovessero descriverti con 3 aggettivi quali credi sceglierebbero e perché?

Chi mi conosce probabilmente direbbe “gialla”. Non designa solo il mio colore d’attrazione per eccellenza, ma simboleggia il sole, il girasole, la positività e l’Africa. Elementi che, gli amici lontani e vicini, associano a me. Ognuno di noi ha una visione diversa dell’altro ma, considerata la mia propensione all’aiuto verso il prossimo, credo che il secondo aggettivo sia disponibile. Mi piace offrire idee, spunti e consigli e non faccio marcia indietro quando si presenta un lavoro da svolgere insieme. Porgere la mia mano, o meglio, il mio cuore, diventa per me un piacere e mai un compito pressante. Naturale, infine, è il terzo vocabolo che sceglierebbero occhi esterni ai miei. Sono naturale nel modo in cui mi esprimo, educatamente e gentilmente, ma senza maschere. Non riesco a mentire né ad attuare comportamenti che non rispecchino la mia verità e la mia guida interiore. Senza filtri, acqua e sapone. Perché in fondo, non abbiamo bisogno di nulla, se non dell’amore.    

R: Ci parli un pò di ciò di cui ti occupi? 

Sulla carta sono mediatrice culturale. Laureata in lingue, mi occupo attualmente di traduzioni e di parole. Ma non è la veste di traduttrice che mi rappresenta a pieno, per quanto mi piaccia. Le concatenazioni di sillabe, suoni e parole diverse dall’italiano m’incantano ma, da un anno a questa parte, ho finalmente preso coraggio nell’investire sulla mia voce: la mia scrittura, un messaggero alato che s’impegna nel condurre alla speranza, al conforto e alla luce interiore che abita in ognuno di noi. Scrivere è la mia scintilla vitale. La mia mano è direttamente collegata al cuore e, solo successivamente, al pensiero. Sono devota alla scrittura intima e personale perché è il mezzo mediante cui mi ricongiungo a me stessa e, al tempo stesso, realizzo la mia missione personale del fare del bene anche a distanza, da lontano. Scrivo poesie, di cui a breve usciranno due raccolte e sto scrivendo un libro per bambini sull’Africa, una parentesi della mia vita che non si è mai chiusa.  

   R: Quando hai lanciato l’attività e perché?

C’è stato un momento di svolta nella mia vita. Un punto di non ritorno che ha sancito il termine dell’Elisa passata e piantato le radici per sostenere l’Elisa di oggi e di domani. E’ stato un punto ben preciso, tropicale, localizzato a sud, dove l’aria tinta di giallo Mango profumava d’ibisco e fiori d’arancia. Questo luogo è chiamato Senegal. Appena laureata, sono partita con lo zaino in spalla e un biglietto di solo andata per vivere quattro mesi come volontaria. Insegnavo a leggere e scrivere in francese ai bambini di strada, i Talibé, schiavi di autorità musulmane. In quei giorni intessuti d’amore, condivisione e gratitudine, ricordo di aver sentito una forte necessità di dare voce a miei sentimenti così intensi. Sentivo come un suggerimento, il cui eco sussurrava “Elisa, non tutti possono vedere e sentire ciò che tu hai davanti adesso in Africa. Il tuo compito è di condividerlo e portarlo in Italia.”. Conducevo una routine così lontana dalle abitudini occidentali. Dormivo su un letto di paglia, prendevo l’acqua al pozzo, mangiavo frutti appena colti dalle palme. Non ero mai sola, perché la forza del popolo senegalese risiede nell’aver compreso che, da soli, le nostre potenzialità sono ridotte. L’unico modo per andare lontano, è camminare insieme. Ogni momento era inimitabile e assumeva valore perché era vissuto e condiviso in nome dell’amore universale. Ho imparato tanto in quei mesi. Prima di tutto, l’importanza di condurre una vita di piaceri semplici e di praticare gratitudine per la vita che mi scorre nelle vene. In quelle lunghe notti, prima di dormire, prendevo carta e penna per soddisfare quel bisogno primario di raccontare ciò che mi era accaduto durante la giornata appena trascorsa. Scrivere diventò più che un’abitudine quotidiana. Era una vera necessità. Decisi così, di pubblicare sui social qualche mio pensiero. Iniziai ad espormi su instagram sempre di più. Lo utilizzavo come un diario in cui annotare pensieri d’amore, nella speranza che potessero essere trovati, letti e accolti da altre persone a me simili. E così è stato. Sto creando una Community sincera di ragazze e ragazzi pieni di amore ed entusiasmo per la vita. Sono stati i miei follower i primi incoraggiatori della mia scrittura: il feedback di cui avevo bisogno per continuare a scrivere. Da allora, giorno dopo giorno, ho continuato a scrivere poesie e riflessioni, con lo scopo di portare un po’ d’Africa in un’Italia dalle frontiere aperte ma dal cuore ancora chiuso. Da quando sono tornata a casa, non ho mai smesso di scrivere, raccontare, veicolare emozioni con le parole, mossa dall’idea che, quando abbiamo la fortuna di percepire sulla nostra pelle il vero significato dell’amore, abbiamo conseguentemente, la responsabilità e il dovere di condividerlo. L’amore genera amore. Siamo tutti legati dal filo invisibile dell’amore e tutti in viaggio per raggiungere la stessa destinazione. Solo donando amore ad un’altra anima possiamo creare una catena positiva di eventi e, approdare tutti insieme, nel luogo che tutti sogniamo: l’isola dell’amore.     

R: Quali credi che siano le caratteristiche e le abilità necessarie per intraprendere un percorso come il tuo?

Credo che ognuno di noi stia camminando su un percorso unico e speciale. Persino le attività che potrebbero essere etichettate come “simili”, come la professione di scrittore, ad esempio, assume, per ognuno, un significato proprio. La scrittura, come ogni processo creativo, è estremamente personale. Non solo nello stile utilizzato, ma nell’approccio stesso con la detta pratica. Per me, scrivere, è un atto d’amore e di cura, verso me stessa e il prossimo. Nel caso in cui qualcuno dei lettori de I numeri Primi, sia mosso dallo stesso impulso, direi questo: non esistono abilità acquisibili, ma solo l’essere padrone di una chiave congruente con una sola serratura: la porta del tuo mondo interiore. E’ fondamentale educare se stessi all’ascolto di ogni stato d’animo, delle nostre paure e delle nostre vulnerabilità. Perché l’unico via per guarire è sentire. Il primo passo per aiutare qualcuno è sentirci a nostro agio con le zone d’ombra e di luce che vivono dentro di noi.   

R: Cosa consiglieresti a chi come te vuole intraprendere questo tipo di percorso?

Il primo fondamentale consiglio che vorrei condividere con voi lettori è questo: avere fiducia nella propria voce interiore. O meglio, accade che nella nostra mente, parlino spesso voci contrastanti. Troviamo la voce della paura di un possibile fallimento, la paura del giudizio altrui, il timore di creare qualcosa di cui non sia riconosciuto il valore. Fra tutte queste voci, la sola dotata di saggezza e fondamenta, è quella che risuona al ritmo della gioia, della pace e di ciò che ci fa sentire vivi. Caro lettore che vuoi intraprendere un percorso di scrittura, non temere le opinioni avverse alla tua. Se hai questa inclinazione, significa che, con tale passione, devi tingere la tua realtà. Non corri il rischio di ripetere parole già dette, perché ricorda, tu sei tu. La tua visione del mondo è esclusiva e, per questo, incomparabile.   

R: Quali sono state le difficoltà che hai incontrato sul tuo percorso? 

Sono tante le difficoltà che si possono incontrare quando ricerchiamo l’approvazione altrui prima della nostra. Ciò che ho compreso, è che se non avessi dato ascolto ai miei sogni, non sarei mai approdata nella magica terra dorata e, da lì, non sarebbe iniziato il mio attuale percorso da scrittrice. Alcuni amici e familiari mi suggerivano di non partire perché poteva essere pericoloso: una giovane donna come me, sola, in Africa, avrebbe potuto incontrare delle serie difficoltà. Inoltre, secondo le opinioni circostanti, avrei perso mesi “preziosi” in cui avrei potuto mettermi alla ricerca di una professione. L’idea di andare controcorrente mi bloccava e, al tempo stesso, mi elettrizzava. Il più grande ostacolo da superare non è stato fisico, ma, come la maggior parte delle volte, mentale. Dovevo abbandonare l’idea che mi impediva di agire a cuor leggero: lo spavento di deludere chi aveva avuto, fino a quel momento, fiducia in me. Tuttavia, ringrazio quella iniziale ostilità, perché, se non fosse stata presente, non avrei realizzato quanto fosse davvero importante per me, attuare un’esperienza umanitaria. Mi domandavano: “Perché devi andare in Africa? Cosa pensi di trovare?” La mia costante risposta era: “Non lo so. È per questo che devo andare. Cerco l’amore, voglio aiutare, voglio fare la mia piccola parte, in questo grande mondo.”. L’Africa mi attrae dall’età di sei anni. Terminati gli studi e trovata una Onlus italiana rispettabile con cui partire, ho compiuto i restanti passi decisivi solo nel momento in cui ho iniziato a sostituire la domanda “perché farlo?” con “perché non farlo?” Non sono mai stata la classica ragazza ribelle, tutt’altro. Tuttavia, c’era qualcosa di più importante in ballo, ed era il messaggio che dovevo dare a me stessa: quando il tuo cuore chiama, piccola Elisa, c’è sempre una ragione di fondo. Tale significato, possiamo apprenderlo solo a posteriori, quando, ormai, abbiamo dato prova di disporre di coraggio necessario per ascoltare le nostre sensazioni, attribuendo precedenza al cuore piuttosto che alla mente, sede di condizionamenti e limiti sociali. Tutto ciò che ci accade quindi, è un passaggio estremamente necessario, soprattutto perché lo attraiamo noi. Quando mi sono resa conto che avviciniamo a noi persone e circostanza che riflettono la nostra frequenza interiore, è stato come trovare il filo iniziale nella matassa di lana intrecciata. La ragione per cui stavo incontrando delle resistenze esterne alla mia partenza, era perché riflettevano la mia insicurezza e il mio dubbio amletico di potercela fare. Pensavo che le opinioni di chi mi circondava fossero essenziali. Ma non è così. Tu e solo tu, caro lettore, sei a conoscenza della tua verità. Questo non significa ignorare consigli preziosi delle persone che ti amano. Dovrai tenerli presente, certo, ma decidere tu se aderire a questi oppure no. La tua voce ti parla in ogni momento, anche adesso. Occorre solo imparare ad ascoltarla. Perché deludere se stessi è molto più distruttivo che deludere qualsiasi altra persona. Credi nelle tue volontà e in tutto ciò che ti fa battere il cuore.   

R: Se non avessi intrapreso questo percorso, cosa avresti fatto? E perché?

Se non avessi intrapreso questo cammino, avrei scelto il mondo dell’insegnamento della letteratura francese. In effetti, sono stata varie volte sul punto di dedicarmi a questo, ma sapevo che era la scelta più sicura e, la felicità, non risiede mai nella comfort-zone. Le parole francesi risuonano al mio orecchio come poesie delicate e trovo che la letteratura francese spazi negli argomenti, dai più classici all’esistenzialismo. La mia anima, fuori-epoca, si è sempre rivista nelle lettere d’amore francesi e nelle andature calzanti e armoniose che volteggiano nell’aria, come petali di ciliegio nel vento. Queste caratteristiche, tuttavia, non mi allettavano quanto l’idea di comunicare speranza e dolcezza a degli ipotetici alunni. Questa è la vera calamita che mi avrebbe spinto a divenire insegnante. Non ero davvero alla ricerca della professione d’insegnante, quanto della comunicazione con umanità. Scrivendo, quindi, posso mettere in pratica questo desiderio e risultare, forse, più efficace. Perché chi decide di leggermi, lo fa volontariamente e non perché costretto a seguire un programma scolastico. Quando si è in cerca di amore, l’amore troverà la porta. Ed io, sogno di essere lì con te, pronta per aiutarti ad aprirla.   

R: Terminiamo quindi con la domanda di rito, di chiusura, tipica del nostro giornale: quale numero primo ti rappresenta e perché?

Il 2. Mi sono sempre sentita compresa da questo numero. Secondo la numerologia, il numero 2 è associato all’energia femminile: morbidezza, dolcezza, modestia, docilità. Il tema del supporto femminile, il women empowerment, con la riscoperta delle energie tipiche del sesso femminile, sono una costante nelle mie scritture. Molte donne sono ancora inconsapevoli di cosa realmente comporti l’utilizzo delle nostre sensazioni e del sesto senso femminile nella vita quotidiana. Con le mie parole, indirizzandomi spesso a questa categoria sociale, spero di poter risvegliare il maggior numero possibile di ragazze, le donne di domani. Il due inoltre, simboleggia la dualità, invitandomi a considerare sempre entrambi gli aspetti di una data situazione. Nulla è solo nero o solo bianco. Se abbracciamo un estremo, sia esso il bianco o il nero, non raggiungeremo mai il vero equilibrio. C’è sempre una terza via, una mediazione possibile, anche nelle avversità della nostra vita. E, questa via, solitamente, si trova proprio a metà fra il bianco e il nero. Il numero due, come l’amore stesso, non divide ma congiunge: sono due amanti che si abbracciano nella danza dell’eterno.    

R: Grazie, è stato un vero piacere averti con noi. 

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