Numero 3: Giuliafrancesca Lullo

Intervista a Giuliafrancesca Lullo, tatuatrice d’altri tempi

 

R:  Ciao Giuliafrancesca! Se dovessi scegliere 3 aggettivi per descriverti quali sceglieresti? E Perché? 

Curiosa perchè mi piace sapere, umile perchè tutti abbiamo dei limiti e saperli riconoscere è fondamentale per poterli superare e quindi crescere, estroversa in quanto mi piace stare in mezzo agli altri e socializzare.

 

R: Che aggettivi userebbero gli altri invece per descriverti? E perché? 

Dicono di me che sono simpatica poichè mi piace ridere e far ridere, solare in quanto sono di indole positiva, allegra e sorridente, difficilmente mi troverai col broncio e infine dolce perchè mi piace portare positività con un gesto carino.

 

R: Ci parli un pò di ciò di cui ti occupi? 

Sono un’artigiana, eseguo tatuaggi, esprimo attraverso immagini o parole quello che il cliente vuole raccontare e lo imprimo in maniera permanente sulla sua pelle. Come dice Fercioni, uno dei primi tatuatori italiani: “È l’espressione più intima dell’uomo, nel bene e nel male. I vecchi tatuatori dicevano che l’abilità di un tatuatore è quella di far affiorare sulla pelle quello che c’è già sotto. Per cui i tuoi amori, i tuoi inganni, i tuoi trionfi, i tuoi sogni, i tuoi incubi”

 

R: Quando hai deciso di lanciare la tua attività? E perché? 

Fin da piccola ho sempre disegnato, i miei genitori mi portavano alle cene ed io, per ingannare il tempo, disegnavo e poi regalavo “le mie opere” ai commensali, i quali mi ringraziavano entusiasti. Mi ricordo bene un particolare momento mentre ero alla scuola materna: eravamo nei banchi fuori, sul prato della scuola, stavo frugando all’interno dell’astuccio, questo produceva un rumore che mi piaceva, inoltre faceva uscire il profumo del legno delle matite e dei pastelli, combinato con l’eccitazione per quello che mi stavo apprestando a fare, in quel preciso istante ho pensato che avrei voluto fare quello per tutta la vita. Avevo appena deciso che quel profumo, quel rumore e un foglio bianco davanti erano la mia vocazione. Nel corso del tempo mi sono sempre espressa attraverso il disegno, alle medie l’ora di educazione artistica era la mia preferita, ho fatto anche qualche murales, ma nel 2004 (avevo 14 anni) comprai la mia prima rivista di tatuaggi. Da lì iniziò la mia ammirazione per questo mondo. Avrei voluto fare la scuola artistica, ma all’epoca seguii il consiglio di mio padre di scegliere la scuola tecnico professionale indirizzo turistico. Nonostante questo, ho comprato i libri di scuola da una ragazza che aveva fatto l’artistico e da autodidatta mi sono dedicata alla mia passione. Nel 2008 andai a Milano per vedere la mia prima Convention di tatuaggi. Ho lavorato nell’azienda di mio padre per diversi anni come magazziniera, poi come aiuto-grafico e nel frattempo andavo in uno studio di Bologna per imparare. Cominciai a frequentare spesso le Convention di tutta Italia, ma anche a Londra e Amsterdam per ammirare gli artisti e le loro opere. Nel 2013 comprai le mie prime due macchinette, cominciai a fare le prove sulla pelle di maiale, banane e patate, poi sul mio ragazzo dell’epoca, su di me, amici, parenti e chiunque si offrisse come cavia. Qualche anno fa venni contattata dallo studio storico della mia città, in particolare da un tatuatore di Bologna che lavorava qui ad Imola, poichè lui avrebbe aperto il suo studio a Bologna, pertanto c’era un posto vacante. Mi ha offerto il posto con queste parole: “non è difficile trovare tatuatori ad oggi, ma se la credono un pò troppo, tu invece nel corso del tempo ti sei impegnata e sei rimasta umile” ed io, ovviamente, felicissima accettai. Nel 2018 ho aperto la partita iva e la mia passione è diventata la mia professione a tempo pieno. Sogno ancora di fare questo lavoro, non solo qui, ma in tutta Italia e nel mondo.

 

R: Quali credi che siano le caratteristiche e le abilità necessarie per intraprendere un percorso come il tuo? 

La passione innanzitutto, è un mestiere che si apprende nel corso del tempo, come tutti gli artigiani si impara in bottega, partendo dal basso, con pazienza e umiltà si fa la gavetta e si cresce. La determinazione è fondamentale in quanto le porte chiuse saranno tante. Anche la creatività ed il buongusto sono ovviamente molto importanti, per distinguersi ed esprimere le idee dei clienti nel modo più originale. Umiltà e versatilità, doti che scarseggiano ultimamente. Infine la fame di conoscenza, perchè si tratta di cose profonde che affiorano sulla superficie. 

 

R: Cosa consiglieresti a chi come te vuole intraprendere questo tipo di percorso? 

…sei proprio sicuro?

 

R: Quali sono state le difficoltà che hai incontrato sul tuo percorso? Come le hai affrontate?

Difficoltà? niente è stato facile a dire il vero. E’ un lavoro di responsabilità e ci vuole tempo per acquisire confidenza, sicurezza. Si può dire che sia anche un percorso di crescita personale. Avere a che fare con le persone e la loro sfera più intima non è facile. Ci vuole disponibilità e pazienza. Inoltre ci vuole impegno per cercare di distinguersi e far portare sulla pelle un lavoro originale, non banalmente copiato.

 

R: Se non avessi intrapreso questo percorso, cosa avresti fatto? E perché? 

Ho deciso molto presto di voler fare un lavoro che avesse a che fare con la mia espressione artistica, ma mi piace anche la musica, il ritmo ed il movimento, forse insegnante di ginnastica così mi metterei finalmente in forma! 

 

R: Terminiamo quindi con la domanda di rito, di chiusura, tipica del nostro giornale: quale numero primo ti rappresenta e perché?

3, perchè è il numero perfetto, il mio numero preferito e sono la terza di tre figlie. Mi piace anche il 2 poichè sono nata il 2 ottobre e rappresenta la dualità che è in ogni cosa.

 

 

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